Lei era talmente bella che il mio sesso svenne
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Ero steso sul letto. Sopra di me la ragazza stava chinata. Mi baciava proprio lì. Ma non era per niente una bella situazione. Ero disperato. Più lei mi faceva cose pazzesche e più mi veniva da piangere. Il mio sesso era inerte.
Continuavo a pregare che acquistasse consistenza, che si riprendesse. Tentavo di "fare il muscolo" e di tendermi... Che poi non si può fare il muscolo lì. La cosa più virile che abbiamo è completamente sprovvista di muscolatura.
In realtà contraevo i muscoli intorno al pube e impedivo l'afflusso di sangue e ottenevo l'effetto contrario. Cercavo di concentrarmi su di lei, su quello che mi stava facendo ma vedevo solo l'orrore della mia mosciaggine svenevole. Sentivo fisicamente la vergogna di non riuscire a farcela. Lei era di una bellezza imbarazzante e io la desideravo bestialmente.
Poi finalmente l'essere più stupido della galassia si svegliò e acquistò una certa rigidità. Sentii un languore di ottimismo farsi avanti timidamente. Sarei tornato a essere la belva sessuale di un tempo. Tendevo i sensi per cogliere la sensazione di tensione che provocata da un'erezione completa.
Cercai di rilassarmi, sapevo che continuando a pensarci avrei mandato tutto alla malora. Finalmente il misterioso alzabandiera raggiunse il suo apice. Le appoggiai la mano sulla spalla per segnalarle di spostarsi dal mio sesso, lei si sdraiò e io penetrai rapidamente dentro di lei.
Lei mi abbracciò, io ritrassi il pene e poi lo affondai di nuovo. Iniziai a sperare. I miei movimenti erano impacciati, fuori ritmo, ma lo sentivo in ottima forma. Scivolai di nuovo dentro di lei. Era umida. Mi desiderava. Improvvisamente il mio pene perse di nuovo consistenza. Lo sentivo sgonfiarsi come un palloncino bucato. Lentamente.
Cercai di tenerlo su contraendomi e accelerando il ritmo stantuffatorio. Pregai che lei iniziasse subito a venire e che finisse prima del mio crollo irrefrenabile. Lei cercò di assecondare il mio ritmo più veloce... Forse si stava accorgendo della mia evaporazione erettile. Era come arrampicarsi su una montagna di ghiaccio artigliandola con le unghie. Impossibile. Crollai fuori di lei, abbandonandomi affranto sulle lenzuola scomposte. Lei mi fece una carezza e mi disse qualche cosa di dolce. Era gentile con me.
Di sicuro sarebbe stato peggio se fosse scoppiata a ridere prendendo il mio sesso morto tra la punta dell'indice e quella del pollice dicendo: «Questo è bucato! Compratene un altro!» Cavolo! Ci sarei restato veramente male. Avrei preso a testate il muro per vedere quanto ci mettevo a fratturarmi l'osso della fronte. Invece fu molto gentile. Ma questo non diminuì la mia angoscia.
Avrei voluto che sparisse. Desiderai di non averci mai provato con lei. Era troppo bella. Aveva la pelle troppo liscia. Mi piaceva a un livello da delirio tremens. Con le ragazze che non mi piacevano ogni tanto ci riuscivo. Ma con quelle così, con quell'aria un po' aristocratica, facevo fiasco. Era da un anno che andavo avanti a suon di naufragi. E dopo il primo insuccesso con una ragazza non avevo più il coraggio di farmi rivedere. Cercavo di dimenticare l'esperienza ma in un angolo del mio cervello c'era una vocina che continuava a urlare ferocemente: «Rizzati! Rizzati! Rizzati!»